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1- Adolescenza, adozione e ansie dei genitori

Aggiornamento: 8 mag 2020


Parte Prima |


Essere genitori di ragazzi e ragazze adolescenti è un momento dell’esistenza inevitabilmente associato a stati di ansia e disorientamento.

Le novità introdotte dal processo di crescita sono infatti rilevanti: i figli sembrano trasformarsi, a volte in modo improvviso e inaspettato, in perfetti sconosciuti. I loro diritti e doveri non sono più chiari come quelli dei bambini; la metamorfosi adolescenziale impone di rinnovare il rapporto educativo, di aggiornare regole e castighi. I genitori sanno inoltre che l’adolescenza rappresenta un fattore di rischio cruciale nei confronti di una serie di gravi fallimenti della crescita. Essere adolescenti espone infatti a rischi psicologici di gran lunga maggiori di quanto accada nell’età infantile o adulta: dai disordini della condotta alimentare a quelli della condotta sessuale, dalla tossicodipendenza alla devianza. Anche se non dobbiamo mai dimenticare che osare e accettare il rischio, in adolescenza, è un passaggio inevitabile per crescere e per diventare adulti, questa constatazione non è certo consolatoria per i genitori!

Essere genitori di adolescenti è, insomma, un compito difficile. Il processo adolescenziale è di per sé poco rassicurante, rende imprevedibili i comportamenti dei ragazzi ed espone i genitori all’angoscia dell’incertezza. Li costringe ad attivare una sensibilità particolare, capace di comprendere e tollerare l’apparentemente interminabile oscillare del figlio fra spinte in avanti e momenti di regressione.

Molti genitori riescono ad attraversare questa vicenda sostenuti da sentimenti di tolleranza e di attesa fiduciosa. Altri devono fare i conti con vissuti di profonda impotenza e perdita. Altri ancora sono indotti dall’ansia a negare dentro di sé la metamorfosi del figlio adolescente, finendo per comportarsi come se avessero ancora a che fare “con il loro bambino” o, al contrario, trattandolo come un individuo già adulto, autonomo e in grado di badare a se stesso.

L’uscita dei figli dall’infanzia è un evento che più di altri genera disorientamento nei genitori perché rappresenta qualcosa di simile a una sorta di “nascita sociale”. I genitori attendono l’esito della mutazione che lentamente ma inesorabilmente si realizza sotto i loro occhi in modi che, per i genitori biologici, ricordano in parte l’ansia genetica che aveva accompagnato la gravidanza, quando si chiedevano come sarebbe stato il loro bambino; per i genitori adottivi si attiva un’ansia simile a quella del periodo preadottivo e della prima fase di affiliazione.

Insomma, l’ansia dell’attesa che il processo adolescenziale si sviluppi e che si arrivi a contemplare un individuo compiuto, dalle caratteristiche fisiche e psicologiche più definite e mature, può essere considerato l’elemento più specifico della relazione genitore-figlio durante l’adolescenza.

Se quanto detto finora riguarda tutti gli adolescenti e tutti i genitori, esistono fattori specifici nel percorso adolescenziale degli adottati? Ci sono “esperti” che sostengono che l’adozione è uguale per tutti, e che un adolescente adottato non è diverso da qualsiasi altro adolescente. E’ davvero così? Non proprio. Se è vero che l’adolescenza comporta per tutti le stesse sfide, per un ragazzo adottato queste possono presentarsi con maggiore complessità e con caratteristiche particolari.

Ma quali sono queste specificità?

Il seguito a breve...


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