Dr.ssa LIVIA BOTTA
Psicologa Psicoterapeuta
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Il modello teorico-clinico gruppoanalitico
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La Gruppoanalisi è una corrente della psicoanalisi che dà particolare rilievo alla qualità strutturalmente relazionale della mente.
Il modello teorico-clinico gruppoanalitico sviluppato dalla SGAI (Società Gruppo Analitica italiana) si fonda su un'aggregazione selettiva di diversi segmenti teorici della psicoanalisi. Ha le sue radici storiche nel filone relazionale del pensiero psicoanalitico, i cui vertici più rilevanti, già presenti in alcune parti dell'opera di Freud, sono rappresentati principalmente dai contributi di Foulkes, Ferenczi, Fairbairn, Winnicott e Bion. Tali presupposti teorici sono andati progressivamente integrandosi con le prospettive aperte dal paradigma della complessità, fino a comprendere in un modello unitario l'orientamento ecosistemico, la fenomenologia ermeneutica, le più recenti acquisizioni nel campo della biologia genetica centrata sul concetto di autopoiesi.
Questi i principali assunti teorico-clinici che caratterizzano il modello della Società Gruppo Analitica Italiana, nell'elaborazione di Diego Napolitani:
a) Il soggetto umano si costituisce sin dall'inizio "in relazione" a un gruppo originario. La mente stessa è un fenomeno relazionale trans-personale e trans-generazionale. Le interazioni tra individuo e ambiente sono dunque strutturali (non è concepibile un individuo se non in rapporto con un ambiente, né è concepibile un ambiente a prescindere da un individuo che lo concepisce) e hanno il carattere della ricorsività (ogni modificazione che si produce coinvolge circolarmente lo stesso agente di tale modificazione). L'identità individuale, con le medesime caratteristiche strutturali e ricorsive, è l'insieme di interazioni tra l'ambiente internalizzato (l'Idem, termine che indica l'insieme delle esperienze relazionali, affettive, intellettive sedimentate nella storia di ciascuno) e un principio auto-riorganizzatore (l'Autòs, cioè la disposizione attiva a riorganizzare il proprio rapporto col mondo) di tale ambiente interno.
b) La pratica clinica gruppoanalitica si contrappone alla tendenziale replicatività (la "coazione a ripetere") dei dispositivi coscienziali e affettivi appresi dall'ambiente originario (le matrici familiari). Essa può definirsi come una co-costruzione interpretativa, in cui brani di vita del paziente e brani teorici dell'analista si integrano in una relazione e in un percorso di conoscenza e cambiamento costruttivi e accrescitivi per entrambi. Rispetto ad altre pratiche terapeutiche più linearmente causaliste, la Gruppoanalisi è più aperta e attenta a individuare le possibilità emergenti, a cogliere gli sprazzi di creatività che possono innescare i cambiamenti aprendo ponti verso il "non ancora".
c) Il prefisso "gruppo" del termine Gruppoanalisi non si riferisce a un tipo di setting ma piuttosto al termine "gruppalità interne" (l'ambiente internalizzato di ciascun individuo, le reti transpersonali in cui è immerso, siano esse diacroniche - le sedimentazioni multiple dei modelli relazionali dei gruppi familiari di origine - che sincroniche - la famiglia e l'insieme delle relazioni attuali). Ciò implica che questa pratica analitica non è necessariamente vincolata a un setting gruppale, in quanto l'analisi delle interazioni tra l'ambiente internalizzato e i principi auto-riorganizzatori del soggetto può essere svolta sia in un contesto di gruppo che in quello duale.
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PER SAPERNE DI PIU':
Chi era Diego Napolitani - video
Diego Napolitani, Dalla psicoanalisi alla gruppoanalisi - video
Diego Napolitani, La nascita della Società GruppoAnalitica Italiana - video
Sito della Società GruppoAnalitica Italiana
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