L'emergenza Covid-19 ha comportato un grande incremento delle psicoterapie online, che sono andate a sostituire, per una fase almeno, le terapie in presenza. Obbligati dalle circostanze, anche molti psicoterapeuti che in precedenza non avevano mai sperimentato questa modalità sono stati costretti a "riconvertirsi" velocemente, per garantire continuità ai percorsi di cura già in atto. Si tratta di un incremento probabilmente destinato a non esaurirsi neppure con la fine dell'emergenza. Le psicoterapie online si diffonderanno sempre di più.
E' lecito allora chiedersi se questa modalità di cura psicoterapeutica abbia la stessa efficacia di quella in presenza, quali ne siano i benefici e i limiti.
Proviamo a dare qualche risposta.
Per cominciare: la psicoterapia online non è una novità. Esistono ricerche sulla sua efficacia che datano di oltre vent'anni. E se in passato il mondo "psy" si è diviso tra sostenitori e detrattori, con il passare degli anni e con i cambiamenti introdotti dal progresso tecnologico la psicoterapia online è ormai "sdoganata". Oggi se ne riconosce universalmente l'efficacia, pur con alcune limitazioni. Lo stesso Ordine nazionale degli psicologi ha emanato nel 2017 le Nuove Linee guida per le prestazioni psicologiche via Internet, a testimoniare che si tratta di una prassi ormai validata e diffusa.
Ma cosa ci dicono le ricerche che hanno indagato l'efficacia delle terapie psicologiche online? La letteratura scientifica è conconde nell'affermare che nella maggior parte dei casi (vanno escluse le condizioni cliniche particolarmente gravi) la psicoterapia online rappresenta una buona alternativa a quella in presenza, a cui è paragonabile sia per gli effetti a lungo termine, sia per la soddisfazione dei pazienti.
In quali casi può essere consigliabile?
Può essere una soluzione per chi durante il corso di una psicoterapia si trasferisce in un'altra città o in un altro paese e non vuole iniziare daccapo una terapia con un nuovo professionista; per chi è costretto a una breve trasferimento per motivi di studio o di lavoro; per chi vive in zone particolarmente isolate; per chi non è in grado di raggiungere lo studio del terapeuta a causa di disabilità fisiche o malattia; per chi vive all'estero e preferisce iniziare una terapia nella propria lingua d'origine; per chi, dovendosi spostare spesso per motivi di lavoro, non può seguire una psicoterapia classica in studio con la necessaria continuità; per chi ha orari di lavoro difficilmente conciliabili con quelli di una terapia. Si tratta cioè di tutti quei casi in cui non sarebbe possibile seguire una terapia tradizionale in studio con la necessaria continuità.
Se questi sono i vantaggi, quali sono invece i limiti?
La comunità scientifica si sta ancora interrogando sulla rilevanza degli aspetti che più differenziano la psicoterapia online da quella in presenza: il venir meno della vicinanza fisica tra paziente e terapeuta e la riduzione della comunicazione non verbale, ritenute indispensabili, nelle psicoterapie del profondo, all'attivarsi delle comunicazioni inconsce tra paziente e terapeuta; la mancanza dello spazio fisico abituale, confortevole e protetto in cui ha luogo la terapia e della dimensione rituale del recarsi in seduta in un tempo e con una disponibilità mentale dedicati.
Questi aspetti sono significativi? Quanto influiscono sull'andamento di una psicoterapia?
Le opinioni al momento non sono ancora concordi.
Nella mia pratica clinica questi aspetti continuano ad essere significativi: l'intensità e l'intimità che possono crearsi nelle sedute in presenza consentono di raggiungere livelli di comunicazione, conscia e inconscia, molto più profondi di quelli che si possono ottenere con una comunicazione esclusivamente verbale-visiva come quella online. Per questa ragione non propongo psicoterapie da svolgersi esclusivamente online.
Utilizzo invece la terapia online come integrazione delle sedute in presenza in alcune situazioni: tipicamente quando un paziente deve trasferirsi in un'altra città o all'estero per periodi più o meno lunghi per studio o lavoro, evenienza ai giorni nostri sempre più frequente. Solo in un paio di casi ho effettuato psicoterapie quasi totalmente online, richieste da persone che già stavano vivendo all'estero; ma anche in questi casi si trattava di pazienti originari della mia città, che ho sempre incontrato in cicli di sedute ravvicinate in studio durante i loro rientri.
In base alla mia esperienza, posso affermare che le tranche di terapia online funzionano bene, senza significative differenze rispetto alla modalità in presenza, con i pazienti con buona capacità di mentalizzare, che riescono a passare in modo fluido dal livello narrativo a quello riflessivo e simbolico; con i pazienti più rigidi e bloccati si procede a volte con difficoltà (ma, al contrario, in qualche caso l'online consente loro di abbassare le difese e di esprimere più facilmente le emozioni reali!). Bisogna anche tener presente che ci sono pazienti (non sono pochi, e talvolta si tratta proprio dei "nativi digitali") che non gradiscono il passaggio a questo tipo di psicoterapia e che in caso di trasferimento preferiscono sospendere per un periodo le sedute per poi riprenderle al rientro nella precedente modalità.
Un discorso parzialmente diverso riguarda invece i percorsi di supporto o consulenza su questioni specifiche (nel mio caso, mi vengono spesso richiesti su problematiche riguardanti il post-adozione): in questi casi i risultati che si possono raggiungere con un breve ciclo di incontri online sono sovrapponibili a quelli che si potrebbero raggiungere con un percorso in presenza.
Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, "Doppio Sogno" (Rivista Internazionale di Psicoterapia Istituzionale) ha dedicato alla psicoterapia online l'intero numero 24 del giugno 2018.
Qui potete trovare le "Nuove Linee guida per le prestazioni psicologiche via Internet e a distanza" emanate dall'Ordine nazionale degli Psicologi nel 2017
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